mercoledì 27 marzo 2013

«La fredda prospettiva di Gordon Gekko: dall'avidità alla generazione dei “Tre niente”»

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L'abbiamo definita “Generazione mille euro!”, ma il cinico finanziere di Wall street è andato ben oltre. Attraverso il suo personaggio, Oliver Stone, ci ha fatto comprendere il vero spessore della tragedia, la vera lunghezza della cicatrice che ha ferito milioni di giovani. Una sanguinosa ferita che probabilmente non sarà mai completamente cauterizzata.
Voi siete la generazione dei tre niente: Niente lavoro, niente reddito, niente risorse: davvero un gran bel futuro!” Questo il testo completo della battuta contenuta nel monologo tratto dal film “Wall Street: il denaro non dorme mai”, di Oliver Stone (2010).
In pochi minuti, in questa scena, si cerca di sintetizzare le dinamiche che hanno condotto alla crisi finanziaria, esplosa globalmente nel 2008 con il crollo della Lehman Brothers, da alcuni definita la madre di tutte le crisi, peggiore di quella che negli anni Trenta aveva pessimisticamente portato l'allora presidente americano a dichiarare: “Non c'è più niente da fare!”
I giovani laureati del XXI secolo - secondo la metafora Hollywoodiana di Stone (che parla con la voce di un redivivo Gordon Gekko) - si vedono costretti ad affrontare una crisi senza precedenti nella storia; la maggior parte di loro sono laureati con il massimo dei voti ed in tempi record, conoscono perfettamente più lingue e possiedono ottime capacità di utilizzo dei sistemi informatici, almeno limitatamente al pacchetto office e ad internet. Esiste un forte disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro.

Un messaggio che trova la sua conferma sulla consapevolezza che, il “tema lavoro” è sempre stato affrontato dalla società in modo critico, perché difficile da trovare e, per di più e per I Più, retribuito secondo parametri spesso non in grado di garantire il necessario per vivere.  Da qui lo scenario dei “Tre niente”.
Parole che riecheggiano nuovamente, e con energico vigore, ad un giorno di distanza dalla diffusione dei dati sulle dichiarazioni dei redditi dello scorso anno. 
È il caso per esempio di chi dichiara fino a mille euro. In Italia, infatti, ci sono quasi tre milioni di contribuenti con Unico o 730 a livello di povertà assoluta. Si tratta di quasi il 7% di tutti i soggetti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2012. Di questi, poi, quasi 390mila hanno indicato un imponibile pari a zero e quasi 180mila addirittura sotto zero. Non va meglio se si pensa che quasi la metà dei 41,3 milioni di contribuenti italiani non arriva a 15.723 €uro annui. 
Questo per quanto riguarda chi il modello comunque l'ha presentato. C'è anche infatti il nero totale. Nel 2012 la Guardia di Finanza ha scoperto ben 8.617 evasori totali che hanno occultato redditi al Fisco per 22,7 miliardi di euro. Un numero non molto distante da 7.500 che erano emersi, invece, dalle verifiche effettuate in tutto il corso del 2011 e che avevano nascosto all'Erario 21 miliardi di euro. Tutto questo mentre la pressione fiscale si avvia a superare il muro del 45% nel corso del 2013.
Tutto ciò, non fa che mettere in evidenza luci ed ombre dell'economia reale (la varietà delle attività economica direttamente collegata alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi) e dell’economia finanziaria (i soggetti e prodotti della finanza), nonchè delle correlazioni fra le rispettive variabili. Infatti, l'economia finanziaria (il cui ruolo si è andato rafforzando a partire dagli anni '80), pur non producendo nulla di “tangibile”, sembra essere diventata essenziale per il reperimento dei capitali destinati al funzionamento di un'attività economica ‘reale’.
Morale della favola, come ha sottolineato Joseph Stiglitz: “Il settore finanziario dovrebbe servire l’economia, non viceversa. Abbiamo confuso i fini con i mezzi!”
La suddetta “confusione” ha portato ad un uso non sempre appropriato della finanza; secondo molti, ad una finanza sregolata, posizione, quest'ultima, sostenuta anche nel sopraindicato monologo in cui Gekko afferma:
Signori e signore, il 40% di tutti i profitti societari americani, era costituito da proventi finanziari, non dalla produzione o da qualcosa che avesse a che fare con le necessità delle persone. La verità è che ci siamo tutti dentro: banche, consumatori. Tutti muoviamo la giostra dei soldi. Prendiamo un dollaro, lo pompiamo di steroidi e lo chiamiamo leva finanziaria. Io, invece, lo chiamo: Finanza dopata!” Incontestabile, vi pare?
E' essenziale combatterla affinchè, dalla generazione dei tre niente, non si passi (se non ci siamo già) a quella delle quattro N: Niente lavoro, niente reddito, niente risorse, nessun futuro.
Che la “rivoluzione” abbia inizio!

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PSC Blog. A collection of texts: “«La fredda prospettiva di Gordon Gekko: dall'avidità alla generazione deiTre niente”»
by Carmine Covino PS Consulting Consulenze in Rete.
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